giovedì 12 settembre 2013

...della morte con Amore!

Ve lo dico Nutro & crudo...

... della morte con Amore!


In autobus, una sera delle tante, nel "famosissimo" R2, l'autobus napoletano che porta alla stazione centrale, due ragazzi, rispettivamente di 15 e 11 anni circa, discutevano della morte. 
Li ho ascoltati con attenzione, era inevitabile, dato che eravamo vicini, ma il fattore curiosità ha prevalso su tale aspetto. 
Ho nipoti adolescenti e penso che il loro mondo sia ancora più entusiasta di quello dei bambini: quest'ultimi vogliono conoscere il mondo(si pensi ai loro innumerevoli perché), gli adolescenti vogliono sentirlo(e penso alla passione, a volte eccessiva, con la quale affrontano le cose). 
Si parlavano rigorosamente in dialetto con tutto quel pathos che è tipico della lingua napoletana e il maggiore ha fatto un'osservazione sull'espressività del suo amico di poco più piccolo: "Tien' a faccia e nu ruoss 'ncopp o cuorp e nu criatur!"(Hai il viso da adulto su un corpo da bambino). Il “piccolo” era difatti mingherlino, ma con lo sguardo da grande. 
In virtù forse di quel viso così in contrasto con quel corpicino, il 15enne ha cominciato a descrivere gli aspetti della morte legati alla decomposizione: e vierm' t' magnan' (i vermi ti mangiano), t' consumano(ti consumano), etc...il 12enne in silenzio mostrava il suo disgusto e improvvisamente l'ha interrotto e ha detto: "pe 'mme 'a mort' è nu suonn' senza fine"(per me la morte è un sonno senza fine)... 
Ho provato una tenerezza infinita, di quelle che ti mostrano quanto il disincanto e l'incanto siano aspetti inseparabili della realtà napoletana, quella autentica. 
Nel bene e nel male, Napoli si ama per questo: pochi anni di differenza, nella mia città, fanno la differenza! Con ciò non voglio dire che la strada insegni qualcosa, piuttosto che la vita reale ti pone delle domande. 
A quel punto, sono intervenuta dicendogli che la morte è così, proprio così: un sonno senza fine! Il 12enne mi ha sorriso, è diventato rosso, quasi come se l'avessi salvato dalla tristezza di pensarsi consumato dai vermi, mentre al 15enne ho spiegato che quando dormiamo profondamente ci svegliamo come se avessimo vissuto uno stato di morte, perché assolutamente privi del ricordo di quel sonno cominciato. Scuoteva solo la testa e, infine, mi ha detto: "Signò, magari 'a mort' foss' accussì"(Signora, magari la morte fosse così). Sono giunta alla mia fermata e, prima di scendere, ho detto loro di non pensare alla morte perché giovani, ma non ho ricevuto risposta...allora, ho domandato a me stessa quanto con l'ascolto ci si renda vulnerabili all'Amore per la vita.



(di Stefania Vacca, filosofa e counseling napoletana)